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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/309

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SOPRA DANTE 289

latino: che è questo Lucrezia? Non sono assai salve le cose nostre? A cui Lucrezia rispose: che salvezza può esser nella donna, la cui pudicizia è violata? Nel tuo letto è orma d’altro uomo che di te. E quinci aperse distesamente, ciò che per Sesto Tarquinio era stato la passata notte adoperato. Il che udendo Collatino e gli altri, quantunque dell’accidente forte turbati fossero, nondimeno la cominciarono a confortare, dicendo, la pudicizia non potere esser contaminata, dove la mente a ciò non avesse consentito. Ma Lucrezia ferma nel suo proposito, trattosi di sotto a’ vestimenti un coltello, disse: questa colpa in quanto a me appartiene, non trapasserà impunita: nè alcuna mai sarà, che per esempio di Lucrezia diventi impudica. E detto questo, e posto il petto sopra la punta del coltello, su vi si lasciò cadere: e così senza poter essere atata, entratole il coltello nel petto, si morì. Tricipitino, e Bruto e Collatino, vedendo questo, non potendo più nascondere l’indegnità del fatto, ne portarono il corpo morto nella piazza, predicando l’iniquità di Sesto Tarquinio, e di molte altre ingiurie accusando il re e’ figliuoli. Il pianto fu grande, e il rammarichio per tutto: ma Bruto estimando che tempo fosse a por giuso la simulata pazzia, tratto il coltello del petto alla morta Lucrezia, con una gran brigata de’ Collazii n’andò a Roma, lasciando che l’un de’ due rimasi andassero nel campo a nunziare questa iniquità: e in Roma pervenuto, per dovunque egli andava piangendo e dolendosi convocava la moltitudine a compassione della innocente donna, e ad odio de’ Tarquinii. Per la qual cosa furono incon-

com. di dante T. I. 19