dice: Dilatavit infernus animam suam, et aperuit os suum absque ullo termine. E Virgilio nel sesto dell’Eneida dice: Inferni janua regis. E Job: In profundissimum infernum descendet anima mea. Per le quali autorità appare essere inferno. Appresso si domanda se egli n’era più che uno. Appare per lo senso della Scrittura sacra che ne sieno tre, de’ quali i santi chiamano l’uno superiore, e il secondo mezzano, e il terzo inferiore; vogliendo che il superiore sia nella vita presente, piena di pene, di angosce e di peccati: e di questo parlando dice il Salmista: Circumdederunt me dolores mortis, et pericula inferni invenerunt me. E in altra parte dice: Descendant in infernum viventes: quasi voglia dire nelle miserie della presente vita. E di questo inferno sentono i poeti co’ santi, fingendo questo inferno essere nel cuore de’ mortali, in ciò dilatando l’affezione. Dicono a quello inferno essere un portinaio, e questo dicono essere Cerbero infernal cane, il quale è interpetrato divoratore; sentendo per lui la insaziabilità de’ nostri desiderii, li quali saziare nè empiere non si possono. E l’uficio di questo cane non è di vietare l’entrata ad alcuno, ma di guardare che alcuno dello inferno non esca, volendo per questo, là dove entra la cupidità delle ricchezze, degli stati, de’ diletti e delle altre cose terrene, ella non esce mai, e con difficultà se ne trae, siccome e’ si mostra fingendo questo cane essere stato tratto da Ercole dello inferno, cioè questa insaziabilità de’ desiderii terreni essere dal virtuoso uomo tratta e tirata fuori del cuore di quel cotale virtuoso. Appresso dicono in