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20 | COMENTO DEL BOCCACCI |
della terra, e la bocca di sopra venire vicina alla superfìcie della terra: in quello aggirandosi l’uomo intorno al voto del corno, a guisa che l’uomo fa in queste scale rivolte, che vulgarmente si chiamano chiocciole, discendersi; benchè in alcuna parte appaia questo luogo, se non quanto allo spazio della via onde si scende, essere in parte cavernoso, e in parte solido: cavernoso, in quanto vi distingue luoghi li quali appella cerchii, e ne’ quali i miseri sono puniti: e alcuna volta vi discrive scogli, e alcuni laghi, e fiumi, li quali non potrebbono per lo vacuo, per quello ordine che egli discrive, discendere. Serve lo inferno alla divina giustizia, ricevendo l’anime de’ peccatori, le quali l’ira di Dio hanno meritata, e in sè gli tormenta e affligge, secondo che hanno, più o meno peccato, essendo loro eterna prigione.
Ultimamente si domandava se altri nomi avea che inferno, il quale averne più appo i poeti manifestamente appare. Virgilio, siccome nel sesto dell’Eneida si legge, il chiama Averno, dove dice:
TrosAnchisiada, facilis descensus Averno.
E nominasi questo misero luogo Averno, ab a, quod est sine, et Vernus, quod est laetitia: cioè luogo senza letizia. E in altra parte nel preallegato libro il chiama Tartaro: quivi:
— — — — — tum Tartarus ipse,
Bis patet in praeceps, etc.
E questo nome è dello da tortura, cioè da tormentamento, il quale i miseri in questo ricevono; ed è secondo Virgilio questo la più profonda parte del-