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22 | COMENTO DEL BOCCACCI |
gna, pure dovere rimuovere un dubbio, il quale spesse volte già è stato, e massimamente da litterati uomini mosso, il quale è questo. Dicono adunque questi cotali, secondochè ciascuno ragiona, Dante fu litteratissimo uomo; e se egli fu litterato, come si dispose egli a comporre tanta opera, e così laudevole, come questa è, in volgare? a’ quali mi pare si possa così rispondere.
Certa cosa è che Dante fu eruditissimo uomo, e massimamente in poesia, e desideroso di fama, come generalmente siamo tutti. Cominciò il presente libro in versi latini, così:
Ultima regna canam fluido contermina mundo,
Spiritibus, quae lata patent quae praemia solvunt
Pro meritis utcumque suis, etc.
E già era alquanto proceduto avanti, quando gli parve da mutare stilo: e il consiglio che il mosse fu, manifestamente conoscere i liberali studii e’ filosofici essere del tutto abbandonati da’ principi, e da’ signori, e dagli altri eccellenti uomini, i quali solieno onorare e rendere famosi i poeti e le loro opere: e però veggendo quasi abbandonato Virgilio e gli altri, o essere nelle mani d’uomini plebei e di bassa condizione, estimò così al suo lavorio dovere addivenire, e per conseguente conseguirgli quello perchè alla fatica si sottomettea. Di che gli parve dovere, il suo poema fare conforme, almeno nella corteccia di fuori, agl’ ingegni de’ presenti signori; de’ quali se alcuno n’è che alcuno libro voglia vedere, e esso sia in latino, tontosto il fanno trasformare in volgare: d’onde prese argomento, che se vulgare fosse il suo