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SOPRA DANTE | 23 |
poema egli piacerebbe, dove in latino sarebbe schifato. E perciò, lasciati i versi latini, in ritmi1 vulgare scrisse, come veggiamo. Questo soluto, ne resta venire, ec. Resta a venire all’ordine della lettura, e primieramente alle divisioni. Dividesi adunque il presente vilume in tre parti principali, le quali sono li tre libri ne’ quali l’autore medesimo l’ha diviso: de’ quali il primo, il quale per leggere siamo al presente, si divide in due parti, in proemio, e trattato. La seconda comincia nel secondo canto. La prima parte si divide in due; nella prima descrive l’autore la sua ruina, nella seconda dimostra il soccorso venutogli per sua salute. La seconda comincia quivi:
Mentre ch’io ruinava in basso loco.
Nella prima fa l’autore tre cose: primieramente discrive il luogo dove si ritrovò, appresso mostra donde gli nascesse speranza di potersi partire di quel luogo. Ultimamente pone qual cosa fosse quella che lo impedisse a dovere di quello luogo uscire. La seconda quivi: Io non so ben ridir. La terza quivi: Ed ecco quasi. Dice adunque così:
Nel mezzo del cammin di nostra vita:
ove ad evidenza di questo principio è da sapere la vita de’ mortali, e massimamente di quelli li quali a quel termine divengono, il quale pare che per convenevole ne sia posto settanta anni; quantunque alquanti o pochi più ne vivano, e infinita moltitudine
- ↑ Rittimi.