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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/85

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SOPRA DANTE 65

e veggendogli cinto il balteo, il quale era stato di Pallante, cui ucciso avea lui, addomandante perdono uccise: e così dalle morti di costoro ha l’autore descritta di quale parte d’Italia intenda, cioè di quella là dove è Roma, con alcune piccole circustanze: la quale in tanta superbia crebbe, che le parve poco il voler soprastare a tutto il mondo; nè per la ruina del romano imperio cessò però la romana superbia, perseverando in essa la sede apostolica. Alla quale, al tempo che l’autore di prima pose mano alla presente opera, sedeva Bonifazio papa ottavo, il quale quantunque altiero signor fosse molto, parve per avventura ancor molto più all’autore, in quanto piegare non fu potuto a’ piaceri nè alle domande fatte da quegli della setta della quale fu l’autore. Questi, cioè questo veltro, la caccerà per ogni villa, cioè estermineralla del mondo;

Fin che l’avrà rimessa nell’inferno,
Là onde invidia prima dipartilla.

In queste parole chiaramente si può intendere, l’autore dire una cosa e sentirne un’altra; conciosiacosachè manifesto sia, in inferno non generarsi lupi, e perciò di quello non poterne essere stato tratto alcuno, per doverlo in questa vita menare: ond’io per lo tuo me. In questa particella seconda della quarta, dice l’autore il consiglio preso da Virgilio per sua salute: e secondo l’usanza poetica, mostra in poche parole ciò che dee trattare in tutto questo suo volume; e dice così, ond’io, considerata la natura di questa lupa che t’impedisce, per lo tuo me’, pen so e discerno, giudico,

com. di dante T. I. 5