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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/89

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SOPRA DANTE 69

stial sapore, nascoso sotto il velo del favoloso descrivere, forse vi dorrete il nostro poeta e gli altri avere tanta soavità riposta, in guisa che senza difficoltà aver non si puote: e direte, perchè non diedero i poeti la lor dottrina libera e aperta ed espedita, come molti altri fanno la loro, sicchè chi volesse ne potesse prendere frutto più tosto? In risponsione della qual cosa si possono tre ragioni dimostrare, e la prima può esser questa. Costume generale è di tutte le cose meritamente da aver care, il discreto uomo non tenerle in piazza, ma sotto il più forte serrarne c’ha nella sua casa, e con grandissima diligenza guardarle, e ad alquanti suoi amici e pochi e rade volte mostrarle: e questo fa acciocchè il troppo farne copia non faccia quelle divenire più vili: il che1 in parte possiam tutto il dì vedere avvenire. E se in ogni altra cosa nascosa ci fosse questa verità, guardiamo al sole, la luce del quale alcuna volta sì bella, non che più veggiamo, nè alcuna sì chiara muoversi, nè tirato nè sospinto se non dal divino ordine impostogli, pieno di tanta luce che ogni altro lucido corpo illumina, ogni terrena cosa vivifica accresce e nutrica, e al suo fine conduce; il quale per troppo mostrarsi è non solamente poco prezzato, ma son di quegli che di vederlo si schifano: per la qual cosa, acciocchè questo non seguiti, non so qual’altra cosa noi possiamo con più certa ragion dire che sia più cara, più da2 gradire, e meglio da riporre e da guardare, che sono gli alti effetti della natura, e i segreti misteri e sublimi della

  1. Per arie.
  2. Da grandire.