Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/106

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102 COMENTO DEL BOCCACCI

grazia aver perduta, non pare che convenientemente qui l’autore indica l’anima di Ciacco dannata, a dover predire le cose le quali scrive gli predisse: alla soluzione del qual dubbio par che si possa così rispondere, esser vero alcuna cosa non potersi fare che buona sia senza la grazia di Dio, la qual veramente i dannati hanno perduta, ma nondimeno concede Domeneddio ad alcune delle sue creature nella lor creazione certe grazie1, le quali esso non toglie loro, quantunque queste creature create da lui buone, poi diventin perverse; perciocchè noi possiam manifestamente conoscere, che quantunque gli angeli, i quali per la loro superbia furon cacciati di paradiso, quantunque da lui della beatitudine privati fossero, non furon però privati della scienza, la quale nella lor creazione avea lor conceduta. È vero che questa non fu lor lasciata in alcuno lor bene, anzi in pena e in supplicio; perciocchè quanto più sanno, tanto più conoscono la gloria la quale per loro difetto perduta hanno, e per conseguente maggiore supplicio sentono. E così similmente crea nostro Signore l’anime nostre perfette e simiglianti a sè; e quantunque esse per le loro malvage operazioni perdano il poter salire a’ beni di vita eterna, non perdono perciò quelle dote che nella lor creazione furono lor concedute da Dio, quantunque in danno di loro siano lor lasciate da Dio: e le dote le quali noi riceviamo da Dio son molte, per-

  1. Il Manoscritto ha nel margine questa nota: Estimò Platone essere in ciascuna anima di qualunque animale alcuna parte di divinamento, Il che appare nelle api, nelle formiche, nel cavallo d’Alessandro, ne’ leofanti, ne’ leoni, negli uomini.