Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/114

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110 COMENTO DEL BOCCACCI

quali domandato m’hai. Gli diritti occhi, co’quali infino a quel punto riguardato avea l’autore, torse allora in biechi, come dette ebbe queste parole, e dice in biechi, quasi in guerci, Guardommi un poco: atto è di coloro i quali, costretti da alcuna necessita, più non aspettan di vedere coloro che davanti gli sono; e poi chinò la testa:

Cadde con essa, a par degli altri ciechi,

cioè de’ dannati a quella medesima pena cbe era dannato esso: e cognominagli ciechi, perciocchè perduto hanno il vedere intellettuale, col quale i beati veggono la presenza di Dio. E ’l Duca disse a me, poichè Ciacco fu ricaduto: più non si desta, cioè non si rileva più; e così pare, che tra l’altre pene che i golosi hanno, abbiano ancora che, qual si leva o parli, per alcuna cagion, come ricaduto è, più di qui al dì del giudicio non si possa levare nè parlare,

Di qua dal suon dell’angelica tromba,

cioè di qua dal dì del giudicio, quando un agnolo mandato da Dio verrà, e con altissima voce, quasi sia una tromba, e dirà: Surgite mortui, et venite ad judicium. Quando vedrà, ed egli e gli altri dannati, la nimica podestà, cioè Cristo, in cui il Padre ha commessa ogni podestà: e non vedranno i dannati Cristo nella maestà divina, perciocchè sentirebbono la gloria de’ beati, ma il vedranno nella sua umanità; e parrà loro lui essere turbato verso di loro, come contra nemici, ma ciò non fia vero, perciocchè il giusto giudice, come sarà ed è Cristo, non si commuove contro a colui il quale ha offeso perciocchè se egli facesse questo, parrebbe che egli ani-