Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/145

Da Wikisource.

SOPRA DANTE 141

cioè a destra e a sinistra miseramente per la fatica e per lo dolore urlando, siccome appresso più chiaro si mostrerà: Voltando pesi, gravissimi, per forza di poppa, cioè del petto, ponendo qui la parte per lo tutto: Percotevansi incontro, cioè l’un contro all’altro con questi pesi, i quali per forza voltavano, e poscia, che percossi s’erano, pur lì, cioè in quel medesimo luogo,

Si rivolgea ciascun voltando a retro

, cioè per quel medesimo sentiero che venuti erano, in questo voltare, Gridando, quegli dell’una parte incontro all’altra: perche tieni? e incontro a questa gridava l’altra, e perche burli? cioè getti via. Così tornavan, come percossi s’erano, e avean gridato, per lo cerchio tetro: appare per queste parole che il viaggio di costoro era circolare, e che venuta l’una parte dal mezzo del cerchio nella parte opposita, scontrava l’altra parte, la quale, partitasi dal medesimo termine che essi, era già giunta, e quivi percossisi, e dette l’un contro all’altro le parole di sopra dette, ciascuna parte si rivolgeva indietro, e veniva al punto del cerchio donde prima partita s’era; e quivi ancora con l’altra, che in una medesima via vi pervenia, si percotevano, e quelle medesime parole l’un contro all’altro dicevano; e così senza riposo continuavano questa loro angoscia volgendosi, per lo cerchio tetro, cioè logoro per lo continuo scalpitio. Da ogni mano, da destra e da sinistra, nella guisa detta andavano, all’opposito punto, del cerchio, a quello onde partiti s’erano, Gridandosi anco, come usati erano, in loro ontoso, vituperevole, metro, cioè,