Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/169

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SOPRA DANTE 165

piuttosto concedere a loro, che a’ detti figliuoli di Titano. L’allegoria di questa favola, quantunque non paia del tutto opportuna al proposito, pure perchè in parte e qui e altrove potrà essere utile la scriverò. Questo nome Stige è interpetrato tristizia, e perciò è detta figliuola d’Acheronte, il qual, come davanti è detto, viene a dire senza allegrezza. Pare ad Alberigo, che colui il quale è senza allegrezza, agevolmente divenga in tristizia, anzi quasi par di necessità che egli in tristizia divenga; e così dall’essere senza allegrezza nasce la tristizia, Che ella sia figliuola della Terra par che proceda da ragion naturale, perocchè conciosiacosachè tutte 1’acque procedano da quello unico fonte mare Oceano, e di quindi venire per le parti intrinseche della terra, infino al luogo dove esse fuori della terra si versano, pare assai conveniente dovere essere detto figlluol della Terra ciò che esce del ventre suo, come l’acqua fa che è in questa palude. Che ella sia nutrice e albergatrice degl’iddii, non vollero i poeti senza cagione: intorno al qual senso è da sapere, che sono due maniere di tristizia; o l’uomo s’attrista perciocchè egli non può a suoi dannosi desiderii pervenire, o luomo s’attrista cognoscendo che egli ha alcuna o molte cose meno giustamente commesse. La prima spezie di tristizia non fu mai nutrice nè albergatrice degl’iddii, anzi è loro nimica e odiosa, intendendo gl’iddii per 1anime de beati; ma la seconda fu ed è nutrice degl’iddii, cioè di coloro i quali divengono iddii, cioè beati; perciocchè il dolersi e l’attristarsi delle cose men che ben fatte, niuna altra cosa è che