Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/176

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172 COMENTO DEL BOCCACCI

primieramente vedremo, come di sopra si promise, quello che l’autore intenda per Plutone principe di questo cerchio, e appresso che cosa sia avarizia, e in che pecchi l’avaro, e poi che cosa sia prodigalità, e in che pecchi il prodigo; e quinci qual sia la pena lor data per lo peccato commesso, e come la pena si confaccia al peccato: e questo veduto, procederemo a vedere che peccato sia quello dell’ira, e poi quello dell’accidia, e qual pena agli accidiosi e agli iracundi data sia, e come essa si conformi alla colpa. Trovansi adunque, secondochè esponendo la lettera è detto, essere stati due Plutoni, de’ quali per avventura ciascuno potrebbe assai attamente servire a questo luogo, quantunque 1’uno molto meglio che l’altro, siccome apparirà appresso. Diceva adunque Leon Pilato, che uno il quale fu chiamato Jasonio, aveva amata Cerere dea delle biade, e con lei s’era congiunto, e di lei avea ricevuto un figliuolo, il quale avea nominato Pluto: sotto il qual fabuloso parlare è questa istoria nascosa cioè, che al tempo del diluvio, il quale fu in Tessaglia, a’ tempi del re Ogigio, si trovò in Creti un mercatante, il quale ebbe nome Jasonio; e questi essendo molto ricco, e avendo per la fertilità stata il precedente anno trovata grandissima copia di grano, e quella comperata a quel pregio che esso medesimo aveva voluto, udendo il diluvio stato in Tessaglia, e come egli aveva non solamente guasti i campi e le semente del paese, ma ancora corrotta ogni biada, la quale per i tempi passati ricolta vi si trovò, e i circustanti popoli esserne mal forniti a dover potere sovvenirne quegli delle contrade dove