Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/223

Da Wikisource.

SOPRA DANTE 219

le persone cominciarono a domandare loro ragioni, chi con un titolo e chi con un altro, sopra i beni stati de’ ribelli, ed erano uditi; perchè fu consigliata la donna, che ella almeno con le ragioni della dota sua dovesse de’ beni di Dante raddomandare. Alla qual cosa disponendosi ella, le furon di bisogno certi strumenti e scritture, le quali erano in alcun forzieri, i quali ella in su la furia del mutamento delle cose aveva fatti fuggire, nè poi mai gli aveva fatti rimuovere del luogo ove disposti gli aveva: per la qual cosa, diceva questo Andrea, che essa aveva fatto chiamar lui, siccome nepote di Dante, e fidategli le chiavi de’ forzieri, l’aveva mandato con un procuratore a dover cercare delle scritture opportune: delle quali mentre il procurator cercava, dice, che avendovi più altre scritture di Dante, tra esse erano più sonetti e canzone e simili cose: ma tra l’altre che più gli piacquero, dice fu un quadernetto, nel quale di mano di Dante erano scritti i precedenti sette canti; e però presolo, e recatosenelo, e una volta e altra rilettolo, quantunque poco ne intendesse, pur diceva gli parevan bellissima cosa; e però diliberò di dovergli portare, per sapere quel che fossono, ad un valente uomo della nostra città, il quale in que’ tempi era famosissimo dicitore in rima, il cui nome fu Dino di messer Lambertuccio Frescobaldi; il qual Dino, essendogli maravigliosamente piaciuti, e avendone a più suoi amici fatta copia, conoscendo l’opera piuttosto iniziata che compiuta, pensò che fossero da dover rimandare a Dante, e di pregarlo che seguitando il suo proponimento vi desse fine. E