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218 COMENTO DEL BOCCACCI

poco gobbo, come Dante si dice che facea, e fu uomo idioto, ma d’assai buon sentimento naturale, e ne’ suoi ragionamenti e costumi ordinato e laudevole; dal quale, essendo io suo dimestico divenuto, lo udii più volte de’ costumi e de’ modi di Dante: ma tra l’altre cose che più mi piacque di riservare nella memoria, fu ciò che esso ragionava intorno a quello di che noi siamo al presente in parole. Diceva adunque, che essendo Dante della setta di messer Vieri de’ Cerchi, e in quella quasi uno de’ maggiori caporali, avvenne che partendosi messer Vieri di Firenze, con molti degli altri suoi seguaci, esso medesimo si partì e andossene a Verona: appresso la qual partita, per sollecitudine della setta contraria, messer Vieri e ciascun suo altro che partito s’era, e massimamente de’ principali della setta, furon condennati siccome ribelli, nell’avere e nella persona, e tra questi fu Dante: per la qual cosa seguì, che alle case di tutti fu corso a remore di popolo, e fu rubato ciò che dentro vi si trovò. E vero che temendosi questo, la donna di Dante, la qual fu chiamata madonna Gemma, per consiglio d’alcuni amici e parenti aveva fatti trarre della casa alcuni forzieri con certe cose più care, e con iscritture di Dante, e fattigli porre in salvo luogo: e oltre a questo, non essendo bastato l’aver le case rubate, similmente i parziali più possenti occuparono chi una possessione e chi un’altra di que’ condennati; e così furono occupate quelle di Dante: ma poi passati ben cinque anni o più, essendo la città venuta a più convenevole reggimento, che quello non era quando Dante fu condennato, dice