Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/235

Da Wikisource.

SOPRA DANTE 231

spezie d’ira, Aristotile nel quarto dell’Etica chiama mansuetudine: e quegli cotali che questa virtù hanno, dice che s’adirano per quelle cose, e contro a quelle persone contro alle quali è convenevole d’adirarsi, e ancora come si conviene, e quando, e quanto tempo: e questi che questo fanno dice che sono commendabili: e seguita che i mansueti vogliono essere senza alcuna perturbazione, e non vogliono esser tirati da alcuna passione, ma quello solamente fare che la ragione ordinerà, cioè in quelle cose nelle quali s’adira tanto tempo essere adirato, quanto la ragione richiederà. Questa cotale spezie d’ira n’è conceduta da’ santi: dice il Salmista: irascimini, et nolite peccare; volendo per queste parole che ne sia licito il commuoversi per le cose non debitamente fatte, siccome fa il padre quando vede alcuna cosa men che ben fare al figliuolo, o il maestro al discepolo, o 1’uno amico all’altro, acciocchè per quella commozione egli l’ammonisca e corregga con viso significante la sua indegnazione, non come uomo che della ingiuria, la quale gli pare, per lo non ben far d’alcuno, desideri vendetta, e fatta la debita ammonizione, ponga giù l’ira; e in questa maniera adirandosi, e per così fatta cagione non si pecca. In questa maniera si dee intendere Dio verso noi adirarsi, come spesso nella Scrittura si legge; e il Salmista spesse volte prega che da questa ira il guardi, cioè da adoperare sì, che esso contra di lui si debbe adirare: e da questa ira dobbiam credere essere stato commosso Cristo, nel quale mai non fu peccato alcuno, quando preso un mazzo di funi, cacciò del