Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/245

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SOPRA DANTE 241

piovuti, Cioè demoni, i quali cacciati di paradiso in guisa di piova caddero nell’inferno, che stizzosamente, cioè iracundamente, Dicean, con seco medesimi: chi è costui, che senza morte, cioè essendo ancor vivo,

Va per lo regno della morta gente?

cioè per l’inferno, il quale veramente si può dire regno della morta gente, in quanto quegli che vi sono son morti della morte temporale, e morti nella morte eternal.

E ’l savio mio maestro fece segno,

a questi demoni,

Di voler lor parlar segretamente.

Per lo qual segno essi,

Allor chiusero un poco il gran disdegno,

non dice che il ponesser giuso, ma alquanto col non parlare così stizzosamente il ricopersono: e qui disdegno si prende in mala parte, perciocchè negli spiriti maladetti non può essere nè è alcuna cosa che a virtù aspetti, e disser: vien tu solo, qua a noi, e quei sen vada, cioè Dante,

Che sì ardito, dietro a te, entrò per questo regno.
Sol si ritorni per la folle strada,

per la quale è venuto dietro a te: e chiamala folle, non perchè la strada sia folle, perciocchè non è in potenza la strada di potere essere o folle o savia, ma a dimostrare esser folli coloro i quali si adoperano, che per essa convenga loro iscendere alla dannazione eterna: Provi, se sa, tornarsene indietro solo, che tu qui, con noi, rimarrai, Che gli hai scorta, insino a questo luogo, sì buia contrada,

com. di dante T. II. 16