Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/252

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248 COMENTO DEL BOCCACCI

l’autore con Virgilio nella palude di Stige, puote a questo senso adattarsi; essere di necessità ad alcuno, il quale non vuole nel peccato dell’ira divenire, quanto più leggiermente può passare superficialmente le tristizie di questa vita, le quali sono infinite, sempre accompagnato dalla ragione; acciocchè non essendosi in quelle oltre al dovere lasciato tirare, possa senza pervenire nel peccato della ostinazione, del quale nel seguente canto si tratterà, trapassare a conoscer con dolcezza di cuore le colpe che ci posson tirare a perdizione. Della città di Dite, la qual dice l’autore che avea le mura di ferro, e de’ demoni che sopra la porta di quella incontro a Virgilio uscirono, e oltre a ciò 1’avergli serrata la porta della detta città nel petto, tutto appartiene a dover dire con quelle cose le quali nel seguente canto della detta città dimostra; e però quivi, quanto da Dio conceduto mi fia, ne scriverò.


CAPITOLO NONO


Quel color che viltà di fuor mi pinse ec.

Continuasi l’autore in questo canto al precedente in cotal guisa: egli ha dimostrato davanti, come Virgilio, essendogli stata serrata la porta della città nel petto, egli tornasse a lui con sospiri e con rammarichii; e debbiam credere, che per la turbazion presa di