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250 | COMENTO DEL BOCCACCI |
quelle cotali parti esteriori rimangano palide: la qu«l palldezza, vuole l’autor mostrare qui essere stata cagione di ristrigner dentro il colore acceso, il quale Virgilio oltre all’usato avea nel viso, per la turbazlone presa: e questo, acciocchè il suo sembiante turbato non fosse cagione all’autore di temere più che bisogno non era, e però dice, Più tosto, che fatto non avrebbe, dentro, da sè, il suo nuovo, cioè nuovamente venuto per la turbazion presa, ristrinse, mostrandosi meno turbato che non era. E quinci segue, e descrive un atto di Virgilio, nel quale Virgilio ancora in conforto dell’autore si sforza di dimostrare, d’aspettare che venga chi il faccia venire al di sopra della sua impresa, e dice,
Attento si fermò, com’uom ch’ascolta:
nelle quali parole si può comprendere, Virgilio dovere immaginare, quivi non dover venire il divino aiuto senza farsi alquanto sentir di lontano; e perciò si mise, oltre a questo, ad ascoltare, per
Che l’occhio nol potea menare a lunga,
discernendo, e descrive la cagione, Per l’aer nero, cioè tenebroso, per lo non esservi alcuna luce, perciocchè l’aere di sua natura non è d’alcun colore comprensibile dagli occhi nostri, e per la nebbia folta, cioè spessa, la quale surgeva dal palude. E cosi attendendo, cominciò a dire,
Pure a noi converrà vincer la punga,
d’entrar nella città, Cominciò ei, poichè fermato si fu ad ascoltare: se.... non.... tal ne s’offerse, E qui lascia Virgilio le sue parole mozze, cioè senza aver compiuto d’esprimere la sentenza dell’orazion co-