Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/261

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SOPRA DANTE 257

mura di Dite vedesse le tre furie infernali e udissele gridare: dice adunque, E altro disse, che quello che infino a qui ho detto, ma non l’ho a mente, quello che egli dicesse altro; e pone la cagione perchè a niente non l’abbia, la quale è, Perocchè l’occhio, cioè il senso visivo, m’avea tutto tratto, cioè avea tratto l’animo mio, il quale veramente è il tutto dell’uomo, Ver l’alta torre, la quale era in su le mura della citta di Dite, alla cima rovente, di quella torre, la quale dimostra per avere ella la cima, cioè la sommità rovente, esser tutta dentro affocata, Ove, cioè in su la cima, in un punto furon dritte ratto, cioè iu un momento,

Tre furie infernal, di sangue tinte,
Che membra femminili aveno, e atto,

cioè sembiante,

E con idre verdissime eran cinte:

idra è una spezie di serpenti i quali usano nell’acqua, e però sono chiamate idre, perciocchè l’acqua in greco è chiamala ydros; e queste non sogliono essere velenose serpi, perciocchè la freddezza dell’acqua rattempera l’impeto e il riscaldamento della serpe; nel quale riscaldamento si suole aprire un ventricello piccolo, il quale le serpi hanno sotto il palato, e l’umidità che di quello esce, venendo sopra i denti della serpe, è quella che gli fa velenosi: ma l’autore pon qui la spezie per lo genere, volendo che per idra s’intenda qualunque velenosissimo serpente:

Serpentelli e ceraste avean per crine,

cioè per capelli: e sono i ceraste una spezie di serpenti,

com. di dante T. II. 17