Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/262

Da Wikisource.
258 COMENTO DEL BOCCACCI

i quali hanno uno o due cornicelli in capo; e da questo son dinominati ceraste, perocchè ceras in greco tanto vuol dire quanto corno o corna in latino, Onde, cioè di ceraste, le fiere tempie di queste furie, erano avvinte, cioè circondate, in quella maniera che talvolta le femmine si circondano il capo de’ capelli loro. E quei, cioè Virgilio, che ben conobbe le meschine, cioè le damigelle, Della regina, cioè di Proserpina, dell’eterno pianto, cioè d’inferno, dove sempre si piagne, e sempre si piagnerà,

Guarda, mi disse, le feroci Erine1,

cioè le feroci tre furie: e susseguentemente glie le nomina, e dice,

Questa è Megera dal sinistro canto, (della torre)

Quella che piange dal destro, canto della torre, è Aletto, cioè quella furia così chiamata, Tesifone, la terza furia, è nel mezzo, delle due nominate di sopra: e tacque a tanto, cioè poichè nominate me l’ebbe e fattelemi conoscere. Con l’unghie si fendea, cioè si graffiava, ciascuna il petto: Batteansi a palme, come qui fanno le femmine che gran dolor sentono o mostran di sentire, e gridavan sì alto, Ch’io mi strinsi, temendo, al poeta per sospettio. E quello che esse gridavano era, Venga Medusa, quella femmina la quale i poeti chiamano Gorgone, e sì ’l farem di smalto, cioè di pietra. È lo smalto, il quale oggi ne’ pavimenti delle chiese più che altrove s’usa, calcina e pietra cotta, cioè

  1. il codice legge trine, in luogo d’Erine.