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292 COMENTO DEL BOCCACCI

zione, acciocchè per gli stimoli di quella recati nell’animo, esso divegna atto a dover ricevere quella impressione, che pare il debba fare perpetuo cittadino d’inferno, cioè l’ostinazione. E quinci descrive l’autore, essendo già la perturbazione venuta per la separazion della ragione, alquanto da lui dilungata per l’andare a parlare, cioè a tentare l’entrata nel luogo degli ostinati, e poi per lo invilimento di quella, per lo non potere avere ottenuto quello che disiderava, che la ostinazione chiamata dalle furie, cioè provocata dalle misere sollecitudini dell’animo suo, veniva: e deonsi queste perturbazioni e sollecitudini intendere, essere quelle che a ciascun peccatore possono intervenire nel mezzo delle meditazioni delle lor colpe, e massimamente quando per falsa estimazione paion loro quelle esser maggiori che la misericordia di Dio, come parve a Caino e a Giuda, e quinci di quella disperandosi, caggiono in ostinazione, e sè medesimi reputando dannati, continuamente di male in peggio adoperando procedono.

Ma perciocchè l’autor dice, che questa ostinazione era dalle furie per lo nome di Medusa chiamata, è da vedere quello che per questa Medusa sia da sentire, cioè come s’adatti alla intenzione, lei avere per l’ostinazione piuttosto che alcuna altra cosa chiamata; e primieramente è da vedere quello che favolosamente ne scrivano i poeti, e poi quello che sotto il favoloso parlare abbiano voluto sentire. Scrivono adunque, secondochè Teodonzio afferma, che Forco figliuolo di Nettuno Iddio del mare, generò d’un mostro marino tre figliuole, delle quali la prima fu