Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/48

Da Wikisource.
44 COMENTO DEL BOCCACCI

l’allevassero: e così da questi pastori fu allevato nella selva chiamata Ida, non guari dilungi da Troia. Ed essendo divenuto grande, quivi primieramente usò la dimestichezza d’una ninfa del luogo chiamata Oenone, e di lei ebbe due figliuoli, de’quali chiamò l’uno Dafne e l’altro Ideo. E dimorando in abito pastorale in quella selva, addivenne un grande e un famoso giudice, e ogni quistione tra qualunque persona, con maravigliosa equità decideva. Per la qual cosa perduto quasi il vero nome, cioè Alessandro, era da tutti chiamato Paris, quasi eguale. E in questo tempo che esso così dimorava avvenne, che Peleo menò per moglie Teti, e alle sue nozze invitò Giunone, Pallade e Venere: di che gravandosi la dea della discordia, che essa non v’era stata chiamata, preso un pomo d’oro vi scrisse su, che fosse dato alla più degna: e gittollo sopra la mensa alla quale esse sedieno. Di che, lette le lettere, ciascuna delle tre dee diceva a lei, siccome a più degna, doversi il detto pomo. Ed essendo tra loro la quistione grande, andarono per lo giudicio a Giove, il quale Giove non volle dare, ma disse loro: andate in Ida, e quivi è un giustissimo uomo chiamato Paris, quegli giudicherà qual di voi ne sia più degna. Per la qual cosa le tre dee andarono nella selva, e trovarono Paris in una parte di quella selva chiamata Mesaulon: e quivi proposero davanti a lui la lor quistione, dicendo Giunone: io sono dea de’ regni: se tu dirai me più degna di queste altre di questo pomo, io ti farò signore di molti. D’altra parte diceva Pallade: io sono dea della sapienza: se tu il dai a me, io ti farò tutte le