Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/66

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62 COMENTO DEL BOCCACCI

ragionamento seco la reina Ginevra, e a quello chiamato Lancelotto, ad aprire questo amore con alcuno effetto fu il mezzano: e quasi occupando con la persona il poter questi due esser veduti da alcuno altro della sala, che da lui, fece che essi si baciarono insieme. E così vuol questa donna dire, che quello libro, il quale leggevano Polo ed ella, quello uficio adoperasse tra lor due, che aoperò Galeotto tra Lancelotto e la reina Ginevra: e quel medesimo dice essere stato colui che scrisse; perciocchè se scritto non l’avesse, non ne potrebbe esser seguito quello che ne seguì:

Quel giorno più non vi leggemmo avante.

Assai acconciamente mostra di volere, che senza dirlo essa il lettor comprenda, non quello che dell’essere stata baciata da Polo seguitasse. Mentre che l’uno. Qui comincia la VI. e ultima particella del presente Canto, nella quale l’autor discrive quello che di quel ragionamento gli seguisse, e dice: Mentre che l’uno spirto, cioè madonna Francesca, questo disse, che di sopra è detto, L’altro piangeva, cioè Polo, sì, cioè in tal maniera, che di pietade, per compassione, Io venni meno, cioè mancaronmi le forze, sì com’io morisse,

E caddi come corpo morto cade.

Suole alcuna volta aver tanta forza la compassione, che pare che ella faccia così altrui struggere il cuore come strugge la neve al fuoco: di che addiviene, che le forze sensibili si dileguano, e le animali rifuggono nelle più intrinseche parti del cuore, quasi abbandonato: e così il corpo destituto del suo sostegno,