Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/93

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SOPRA DANTE 89

Che di tristizia tutto mi confuse;

la compassione avuta della lor misera fortuna: Nuovi tormenti, non quegli i quali nel secondo cerchio aveva veduti, ma altri, i quali dice nuovi, quanto a sè, che mai più veduti non gli avea: e nuovi tormentati, altri che quegli che di sopra avea veduti,

Mi veggio intorno come ch’io mi muova,

a destra o a sinistra, E ch’io mi volga, in questa parte o in quella, e come che io mi guati.

Io sono al terzo cerchio della piova,

la qual piova è, Eterna, non vien mai meno, maladetta, in quanto è mandata dalla divina giustizia per perpetuo supplicio di coloro a’ quali addosso cade, fredda, e per tanto è più noiosa, e greve: cioè ponderosa, per più affliggere coloro a’ quali addosso cade:

Regola e qualità mai non l’è nuova

sempre cade d’un modo. E poi descrive qual sia la qualità di questa piova, dicendo,

Grandine grossa, e acqua tinta, e neve,

comechè queste tre cose causate da’ vapori caldi e umidi, e da aere freddo, nell’aere si generino, nondimeno per effetto della divina giustizia in quello luogo caggino, in tormento e in pena di quegli che in questo terzo cerchio puniti sono, e però dice,

Per l’aer tenebroso si riversa:

e oltre a ciò,

Pute la terra che questo riceve

cioè queste tre cose.

Cerbero, fiera crudele e diversa,