Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/106

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98 COMENTO DEL BOCCACCI

siam venuti, a più a più giù prema Lo fondo suo, e cosí si fa più cupo, in fin ch’ e’ si raggiugne,

Ove la tirannia convien che gema,

cioè a quel luogo dove io ti mostrai essere Alessandro e Dionisio. E acciocchè egli sia informato di quegli che in quel profondo tutti coperti dal sangue sostengon pena, ne nomina alcuni dicendo, La divina giustizia di qua, cioè da questa parte da te non veduta, pugne, cioè tormenta,

Quell’Attila che fu flagello in terra,

Attila, secondochè scrive Paolo Diacono nelle sue croniche, fu re de’ Goti al tempo di Marziano imperadore: ed essendo egli, e un suo fratello chiamato Bela, potentissimi signori, siccome quegli che per la lor forza s’avevano molti reami sottomessi, acciocchè solo possedesse cosí grande imperio, iniquamente uccise Bela: e quindi venutogli in animo di levar di terra il nome romano, con grandissima moltitudine de’ suoi sudditi passò in Italia; al quale fattisi i Romani incontro, con loro molti popoli e re occidentali combatteron con lui; nella qual battaglia furono uccise tante genti dell’una parte e dell’altra, che quasi ciascun rimase come sconfìtto: e secondochè scrive Paolo predetto, e’ vi furono uccisi centottanta migliaia d’uomini. Per la qual cosa Attila tornato nel regno, inanimato più che prima contro al romano imperio, restaurato nuovo esercito passò di qua la seconda volta: e dopo lungo assedio prese Aquilea, e poi più altre citta e terre di Frigoli, e tutte le disolò; e passato in Lombardia, si-