Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/137

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SOPRA DANTE 129

ancora alcun segreto dell’imperadorè rivelato; e fu questa cosa con tanto ordine, e con tanta e sì efficace dimostrazione fatta dagl’invidi vedere all’imperadore, che esso vi prestò fede; e fece prendere il detto maestro Piero e metterlo in prigione: e non valendogli alcuna scusa, fu alcuna volta nell’animo dell’imperadore di farlo morire: poi, o che egli non pienamente credesse quello che contro al detto maestro Piero detto gli era, o altra cagione che ’l movesse, diliberò di non farlo morire, ma fattolo abbacinare il mandò via. Maestro Piero, perduta la grazia del suo signore, e cieco, se ne fece menare a Pisa, credendo quivi men male che in altra parte menare il residuo1 della sua vita, sì perchè molto gli conosceva divoti del suo signore, e sì ancora perchè forse molto serviti gli avea mentre fu nel suo grande stato: ed essendo in Pisa, o perchè non si trovasse i Pisani amici come credeva, o perchè dispettar si sentisse in parole, avvenne un giorno che egli in tanto furor s’accese, che desiderò di morire; e domandato un fanciullo il quale il guidava, in qual parte di Pisa fosse, gli rispose il fanciullo: voi siete per me’ la chiesa di san Paolo in riva d’Arno; il che poichè udito ebbe, disse al fanciullo, dirizzami il viso verso il muro della chiesa: il che come il fanciullo fatto ebbe, esso sospinto da furioso impeto, messosi il capo innanzi a guisa d’un montone, con quel corso che più impetuoso potè, corse a ferire col capo nel muro della chiesa, e in questo ferì di tanta forza, che la testa gli

  1. Il residio.
com. di dante T. III. 9