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168 COMENTO DEL BOCCACCI

come esca da quelle fiamme che su vi cadeano: Per ch’e’ provvide, Alessandro, a scalpitar lo suolo Con le sue schiere, e questo fece, acciocchè ’l vapore, acceso che cadeva sopra la rena, Me’ si stingueva, cioè spegneva, mentre ch’era solo, cioè prima che con l’altre parti accese si congiugnesse:

Tale scendeva l’eternale ardore,

quale mostrato è nell’esemplo di sopra detto;

Onde la rena s’accendea com’ esca

Sotto fucile, d’assai cose e diversamente si compone quella materia la quale noi chiamiamo esca, atta ad accendersi da qualunque piccola favilla di fuoco: e il fucile è uno strumento d’acciaio a dovere delle pietre, le quali noi chiamiamo focaie, fare percotendole uscir faville di fuoco; e l’accender di questa rena avveniva, a doppiar lo dolore, de’ miseri peccatori che su vi stavano.

Senza riposo mai era la tresca,

è la tresca una maniera di ballare, la quale si fa di mani e di piedi, a similitudine della quale, vuol qui l’autore che noi intendiamo i peccatori quivi le mani menare, e però dice, Delle misere mani, e poi dimostra in che dicendo, or quindi, or quinci, cioè ora da questa parte del corpo, ora da quella,

Iscotendo da sè l’arsura fresca,

cioè il fuoco che continuamente di nuovo piovea. Io cominciai: maestro. Qui comincia la terza parte del presente canto, nella quale poichè l’autore ha descritta la pena de’ peccatori che quivi son dan-