Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/195

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SOPRA DANTE 187

migliore, li dovere in una sola parte dì tutte e tre maniere trattare: e questo, siccom’io credo, sarà più utile a dover dire nella fine di tutte e tre le maniere de’ puniti, che nel principio o nel mezzo; e però nella fine del canto XVII, nel quale di loro la dimostrazion si finisce, come conceduto mi fia, m’ingegnerò d’aprire qual fosse intorno a ciò la intenzion dell’autore. Appresso questo è da dichiarare nel presente canto quello che l’autore intenda per la statua la quale egli descrive, e per le rotture che in essa sono, e per i quattro fiumi che da essa procedono, e intorno a ciò, è prima da vedere quello che l’autore abbia voluto sentire, avendo questa statua piuttosto figurata nell’isola di Creti, che in altra parte del mondo; appresso perchè nella montagna chiamata Ida, e oltre a ciò quello che esso senta per i quattro metalli, e per la terra cotta, de’ quali esso la forma; e similmente quello che voglia che noi intendiamo per le fessure, le quali in ciascun degli altri metalli, fuor che nell’oro, e le lagrime che da esse escono: e ultimamente quello che egli per i quattro fiumi abbia voluto. Dice adunque primieramente, questa statua essere locata nell’isola di Creti: la qual cosa senza grandissimo sentimento non dice, perciocchè alla sua intenzione è ottimamente il luogo e il nome conforme: intendendo adunque l’autore di volere, poeticamente fingendo, fare una dimostrazione, la quale cosí all’Indiano come allo Ispagnuolo, e all’Etiopo come all’Iperboreo appartiene, e dalla quale nè paese nè regno nè nazione alcuna, dovechè ella sopra la terra sia, non è schiusa,