Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/211

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SOPRA DANTE 203

me, dannate, una schiera, cioè molte, Che venian lungo l’argine, sopra il quale andavamo, , di quelle,

Ci riguardava come suol da sera,

cioè nel crepuscolo, che non è dì e non è notte, Guardar l’un, cioè alcuno, l’altro, cioè alcuno altro, sotto nuova luna, cioè essendo la luna nuova, la quale perciocchè poca luce puote ancora avere o darne, non ne fa tanta dimostrazione, quanto alla vera conoscenza delle cose bisognerebbe; E sì, cioè e così, ver noi aguzzavan le ciglia,

Come vecchio sartor fa nella cruna,

dell’ago quando il vuole infilare. Questo avviene per difetto degli spiriti visivi, i quali o da grossezza, o da altra cagione impediti, quando non possono ben comprendere le cose opposite, ne stringono ad aguzzar le ciglia; e perciocchè in quello aguzzar le ciglia ristrignamo in minor luogo la virtù visiva, e così ristretta diviene più acuta e più forte al suo uficio, così dunque dice facevan quelle anime per lo luogo nel quale era poca luce. Così, come di sopra è dimostrato, adocchiato, cioè riguardato, da cotal famiglia, quale era quella che quivi passava, Fui conosciuto da un, di loro, che mi prese Per lo lembo, del vestimento; è il lembo la estrema parte del vestimento dalla parte inferiore, e gridò, questo cotal che mi prese, dicendo, qual maraviglia? supple, è questa che io ti veggio qui:

Ed io, quando ’l suo braccio a me distese,

prendendomi, Gli occhi ficcai, cioè fiso mirai, per lo cotto aspetto, cioè abbruciato dall’incendio il