Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/255

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SOPRA DANTE 247

cioè parve che volassero. Un’amen, questa dizione amen, la qual si dice in brevissimo tempo, non saria potuto dirsi Tosto, da alcuno, così, prestamente, com’ei furo spariti,

Perchè al maestro pare di partirsi,

poi s’eran partiti essi. Io il seguiva. Qui comincia la ottava parte di questo canto, nella quale poichè l’autore ha dimostrato le tre ombre essersi dipartite, dimostra come più avanti procedendo trovarono la caduta di quel fiumicello, e dice,

Io il seguiva, e poco eravam’iti,

poichè quelle tre ombre si partiron da noi, Che il suon dell’acqua, la qual cadeva nell’ottavo cerchio dell’inferno, e però faceva suono, n’era sì vicino, Che per parlar, cioè per aver parlato, saremmo appena uditi, l’un l’altro. E per dimostrare quanto era il suono che questo fiumicello faceva cadendo, pone una comparazione d’una acqua che cade discendendo nell’Alpi di san Benedetto, le quali si trovano andando per lo cammin diritto da Firenze a Forlì,

Come quel fiume, c’ha proprio cammino,

Prima, che alcuno altro, da monte Veso in ver levante,

Dalla sinistra costa d’Appennino,

monte Veso, è un monte nell’Alpi, là sopra il Monferrato, e parte la Provenza dalla Italia: e di questo monte Veso nasce il fiume chiamato il Po, il quale in sè riceve molti fiumi, i quali caggiono dall’Alpi dalla parte di ver ponente; e d’Appennino di ver levante; e mette in mare per