Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/36

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28 COMENTO DEL BOCCACCI

Fia nostra conoscenza da quel punto,
Che del futuro fia chiusa la porta,

cioè dal dì del giudicio innanzi; perciocchè allora saranno serrate tutte quelle arche con i loro coperchi, e non saranno più uomini, se non o dannati o beati, de’ quali niuno farà transito l’uno all’altro; nè si faranno sopra la terra alcune operazioni, le quali eziandio li spiriti dannati possano laggiù riportare; anzi secondo tengono i santi, gli spiriti maladetti, de’ quali tutto questo caliginoso aere è pieno, saranno tutti richiusi e serrati nel profondo dell’inferno. Allor, come di mia. Qui comincia la settima particula di questa terza parte principale, nella quale l’autore scrive quello che a messer Farinata dicesse, che dicesse a quello spirito caduto: e dice,

Allor, come di mia colpa compunto,

cioè pentuto di ciò che io non aveva prestamente risposto a messer Cavalcante, che il figliuolo vivea,

Diss’io: or dicerete a quel caduto,

cioè a messer Cavalcante, Che ’l suo nato, cioè Guido Cavalcanti, è tra’ vivi, di questa mortal vita, ancor congiunto, e perciò ancora vive; E s’io fu’ dianzi, quando me ne domandò, alla risposta muto, cioè in quanto tacendo non gli risposi, Fat’ei saper che ’l fei perchè pensava Già nell’error che m’avete soluto,

qui poco di sopra.

E già il maestro mio mi richiamava: