Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/47

Da Wikisource.

SOPRA DANTE 39

sensibili, quando in esse naturalmente è alcun difetto, siccome alcuna volta è in uno albero, il quale nasce torto o noderoso, o con alcuna altra cosa meritamente biasimevole secondo la sua qualità: o è malizia d’anima, la quale propriamente è perversità di pensiero e di desiderio che nelle nostre anime sia: e questa è pessima spezie di malizia, perciocchè d’essa mai altro che male non nasce, nè può nascere; e perciò l’autore mostra di fare questa distinzione nelle sue parole, in quanto dice d’ogni malizia ch’odio in cielo acquista; intendendo di questa ultima, perciocchè la prima alcuno odio non acquista in cielo, quantunque ella sia in terra in odio a colui che la patisce; e per tanto dice odio, perchè l’operazioni le quali seguono della malizia delle nostre menti, sono malvagie e dispiacciono a Dio, il quale dimora in cielo; e quindi perduta la sua grazia, meritiamo l’ira sua, la quale perseverando noi nel male adoperare diventa odio, se in esso male adoperare senza penterci moiamo, Ingiuria è il fine, perciocchè quante volte i nostri maliziosi pensieri si mettono ad esecuzione, mai non si mettono se non per fare ingiuria ad alcuna persona; e ogni fin cotale, cioè di fare ingiuria ad alcuno, O con forza, o con frode altrui, cioè colui che riceve l’ingiuria, contrista, affligge e noia; mostrando in queste parole, due essere i modi ne’ quali per la malizia della nostra mente si fa altrui ingiuria, cioè o violentemente o fraudolentemente, E questo dimostrato, ne chiarisce in qual di questi due modi più s’offenda Iddio, dicendo,

Ma perche frode è dell’uom proprio male,