Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/61

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SOPRA DANTE 53

dere, il quale turbato avea la notturna tenebre: poi co’ suoi raggi esso ogni vapore e ogni nebbia risolve, e con questo ne sta il cielo espedito a potere in ciascuna parte liberamente guardare, quanto alla virtù visiva è possibile: e così pare aver sanata, cioè nella sua propria virtù rivocata ogni luce turbata da alcuno de’ predetti accidenti: così adunque, metaphorice parlando, dice l’autore a Virgilio, intendendo per la chiarità delle sue dimostrazioni cessarsi della mente sua ogni dubbio, il quale offuscasse o impedisse la luce dell’intelletto; e però segue,

Tu mi contenti sì, quando tu solvi,

cioè apri e dimostri la ragion delle cose, le quali a me occulte mi son cagion di dubitare,

Che non men che l’ saver, dubbiar m’aggrata,

per udir le tue chiare dimostrazioni:

ancora un poco indietro ti rivolvi,

Diss’io, e questo fa’ acciocchè tu mi dichiari, là dove di’ ch’usura offende La divina bontade; la qual cosa ha detta di sopra, quivi dove dice,

Del segno suo, e Soddoma e Caorsa:

e ’l groppo svolvi, cioè il dubbio il quale mostrava l’autor d’avere, in quanto non discernea perchè l’usuraio offendesse la natura e l’arte, le quali son cose di Dio, come dimostrato è di sopra. Filosofia, mi disse. Qui comincia la sesta parte del presente canto, nella quale l’autore mostra, come da Virgilio gli sia soluto il dubbio mosso dicendo: Filosofia, mi disse, Virgilio, a chi la ’ntende, Nota, cioè dimostra, non pure in una sola parte, ma in molte, Come natura, è qui da sapere che, secondo pia-