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SOPRA DANTE | 67 |
aiutato. Seguita adunque quel che Virgilio incontro alla rabbia, la quale questa fiera bestia mordendosi, a reprimere quella dicesse, acciocchè spazio desse di passare all’autore, e però dice: Lo savio mio Virgilio, in ver lui gridò, cioè parlò forte verso il Minotauro: forse
Tu credi, che qui sia ’l duca d’Atene,
cioè Teseo,
Che su nel mondo la morte ti porse?
come nella fine della favola detta di sopra si contiene: Partiti, bestia, del luogo dove tu se’ per impedire il passo a costui che mi segue, che questi, il qual tu vedi meco, non viene
Ammaestrato dalla tua sorella,
cioè Adriana, come venne Teseo, il qual t’uccise, Ma vassi, come è piacer di Dio, per veder le vostre pene, di te e degli altri. E queste parole dette, ne mostra l’autore per una comparazione quello che il Minotauro allora rabbiosamente facesse, e dice, Qual’è quel toro, che si slaccia, cioè sviluppa e scioglie da’ legami postigli da coloro che uccidere il vogliono, o che ferito l’hanno, in quella, ora,
C’ha ricevuto già ’l colpo mortale,
Che gir non sa, perciocchè avendo dalla percossa datagli intronato il cerebro, e perduta la ragione delle virtù sensitive, ed eziandio perduto l’ordine dell’appetito, il quale a niun determinato fine ora il sa menare, e perciò non va, ma qua e là saltella, come l’impeto del dolore il sospigne;
Vid’io il Minotauro far cotale,
cioè senza saper che si fare, o dove andare, andar