Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/82

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74 COMENTO DEL BOCCACCI

re scritto, E tra ’l piè della ripa, la quale circondava il luogo, ed essa, fossa, in traccia,

Venien Centauri armati di saette,

supple, e d’archi, perciocchè invano si porteria la saetta se l’uomo non avesse l’arco, Come solean nel mondo, quando vivevano, andare a caccia. Che animali sieno i Centauri, e come nati, e perchè qui posti, si dimostrerà dove si dirà il senso allegorico. Vedendoci calar. Qui comincia la quarta parte del presente canto, nella quale poichè l’autore ha dimostrata la qualità del luogo dove si puniscono i primi violenti, ne mostra come Virgilio parlasse a’ Centauri che il fiume circuivano, e come uno ne fosse lor conceduto per guida: dice adunque, Vedendoci, i Centauri; e dice vedendoci, perciocchè l’autore faceva muovere, e per conseguente sonare tutte le pietre di quel trarupo, donde discendeva giù, sopra le quali poneva i piedi, la qual cosa far non sogliono gli spiriti, mosse i Centauri per maraviglia a ristare, udendo ciò ch’usati non eran d’udire, calar, cioè discendere, ciascun, de’ Centauri, ristette,

E della schiera tre si dipartiro,

venendo verso loro, Con archi e asticciuole, cioè saette, prima elette, cioè tratte del turcasso o d’altra parte, ove per avventura le portavano: E l’un, di que’ tre, gridò da lungi: a qual martiro

Venite voi, che scendete la costa?

Ditel costinci, ove voi siete, se non, supple il direte, l’arco tiro: quasi voglia dire io vi saetterò.