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100 LA TESEIDE


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E se ella vedeva riguardarsi,
     Quasi di ciò non si fosse avveduta,
     Cantando cominciava a dilettarsi
     In voce dilettevole ed arguta:
     E su per l’erbe cogli passi scarsi
     Fra gli arbuscelli d’umiltà vestuta
     Donnescamente giva, e s’ingegnava
     Di più piacere a chi la riguardava.

30


Nè la recava a ciò pensier d’amore
     Che ella avesse, ma la vanitate,
     Chè innato è alle femmine nel core
     Di fare altrui veder la lor biltate;
     E quasi ignude d’ogn’altro valore,
     Contente son di quella esser lodate:
     E di piacer per quella sè ingegnando,
     Pigliano altrui, sè libere servando.

31


Li due novelli amanti ogni mattino,
     Nell’apparir primiero dell’aurora,
     Levati rimiravan nel giardino,
     Per vedere se in quel venuta ancora
     Fosse colei il cui viso divino
     Oltre a ogni misura gl’innamora:
     Nè di quel loco si potien levare,
     Mentre lei nel giardin vedieno stare.