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LIBRO TERZO 111


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E sì ti donerò arme e destrieri
     Di gran valore belle e ben fornite
     Per te ed anco per li tuoi scudieri,
     E poi dove vi piace ve ne gite:
     Tu se’ di nobil sangue e buon guerrieri,
     Nato di genti valenti ed ardite,
     E non potrai fallire ad alto stato,
     Dove che arrivi e’ ti sarà donato.

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Arcita gli rispose lagrimando,
     E ringraziollo del profferto onore:
     E poi gli disse: bell’amico, quando
     La mia partita è a grado al signore,
     I’ la farò, ma sempre lamentando
     Andrò la mia fortuna con dolore;
     Poi ch’ho perduto ciò che al mondo avea,
     E’ converrà che d’altrui servo stea.

64


E certo non conosco a cui servire
     Con maggior fede e con minor fatica
     Io possa ch’a Teseo, che del morire
     Mi tolse, preso alla mia terra antica:
     Ma po’ non vuol, conviemmi intorno gire:
     Non so che farmi, e vie men ch’i’ mi dica:
     Or fussi io qui rimaso per servente
     Di chi si fosse, i’ non diria niente.