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126 | LA TESEIDE |
20
Egli era già vicin d’un anno stato
Con Menelao in gran doglia e tormento:
Nè mai, benchè n’avesse domandato
Celatamente del suo intendimento,
Nessuna cosa non avea spiato:
Perchè ad Egina gli venne in talento
D’andar, là dove regnava Peleo,
E concedendol Menelao, il feo.
21
Quivi sperava di poter udire
D’Emilïa novelle tal fiata;
Questa sola cagion nel fece gire:
Egli avea già la forma sì mutata,
Che di sè cosa non sentì mai dire;
Sicchè a fidanza colla sua brigata
Prese il cammino e gissene ad Egina,
Là dove giunse la terza mattina.
22
Quivi in maniera di pover valletto,
Non degli suoi maggior, ma compagnone,
Al servigio del re, senza sospetto,
Fu ricevuto, e messo in commessione;
Ed obbedendo a ciò che gli era detto,
Sì fece a modo che un vil garzone,
Acciocch’egli potesse ivi durare,
Fin che fortuna lo volesse atare.