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128 | LA TESEIDE |
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E benchè di più cose e’ fosse afflitto,
E che di viver gli giovasse poco,
Sopra d’ogn’altra doglia era trafitto
Da amor nel core, e non trovava loco;
E giorno e notte senza alcun rispitto
Sospir gettava caldi come foco;
E lagrimando sovente doleasi,
E ben nel viso il suo dolor pareasi.
27
Egli era tutto quanto divenuto
Sì magro, che assai agevolmente
Ciascun suo osso si sarie veduto:
Nè credo che Erisitone altrimente
Fosse nel viso, ch’era egli, paruto,
Nel tempo della sua fame dolente:
E non pur solamente pallid’era,
Ma la sua pelle parea quasi nera.
28
E nella testa appena si vedieno
Gli occhi dolenti, e le guance lanute
Di folto pelo e nuovo comparieno;
E le sue ciglia pilose ed agute
A riguardare orribile il facieno,
Le chiome tutte rigide ed irsute:
E sì era del tutto trasmutato,
Che nullo non l’avria raffigurato.