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LIBRO QUARTO | 129 |
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La voce similmente era fuggita,
Ed ancora la forza corporale:
Perchè a tutti una cosa ora reddita
Qua sù di sopra dal chiostro infernale
Parea, piuttosto ch’altra stata in vita:
Nè la cagion, onde venía tal male,
Nessun da lui giammai saputo avea,
Ma una per un’altra ne dicea.
30
Come d’Atene lì nessun venia,
Onestamente, e con savio parlare,
Di molte cose domandandol pria,
D’Emilia trascorrea nel ragionare:
E domandava s’ella fosse o fia
Nelli tempi vicin per maritare,
E d’altre cose circustanti molte;
Benchè ciò gli avvenisse rade volte.
31
Ma li dolenti fati, i qua’ tirando
Gian d’una in altra miseria costui,
Vegnendosi il suo fine appropinquando
Con poca festa rallegravan lui,
Diversamente l’opere menando
Quando per esso e quando per altrui,
Finchè al veduto termine pervenne,
Dove si ruppe ’l fil che ’n vita il tenne.
bocc. la teseide | 9 |