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130 | LA TESEIDE |
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Per avventura un dì, com’era usato,
Penteo soletto alla marina gio,
E ’n verso Atene col viso voltato
Mirava fisamente e con disio;
E quasi il vento ch’indi era spirato,
Più ch’altro gli pareva mite e pio,
Ei ricevendol, dicea seco stesso:
Questo fu ad Emilia molto presso.
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E mentre che ’n tal guisa dimorava,
Una barchetta dentro al porto entrare
Vide: laonde ad essa s’appressava,
E cominciò di loro a domandare
D’onde venieno; ed un che ’n essa stava,
Disse: d’Atene, e là crediam tornare
Assai di corto; s’ tu vorrai venire,
Qui su potrai con esso noi salire.
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A cotal voce sospirò Penteo:
Poi tratto quel da parte, pianamente
Il domandò che era di Teseo,
E di più cose diligentemente:
Alle qua’ tutte que’ gli soddisfeo:
E poi della reina ultimamente,
E della bella Emilia domandando,
Così rispose quegli al suo domando: