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LIBRO QUARTO | 135 |
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E benchè angoscia trasformato m’abbia
Il nuovo nome, di ciò ch’io solea
Altra volta esser la smarrita labbia
Prego mi serbi, o nuova in me la crea:
Sotto la qual coverta la mia rabbia
Vedendo Emilia, contento mi stea:
Ed a servir Teseo sia ricevuto,
Senza mai esser lì riconosciuto.
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Se ciò mi fai, ed io sia rivestito
Giammai del mio, siccome tu se’ degno
T’onorerò. Ed egli fu esaudito
D’ogni suo prego, e conobbene segno:
Perchè del tempio tosto dipartito,
A fornir sua intenzion pose l’ingegno:
Poi si pensò come fatto venisse
Ch’esser potesse che Teseo servisse.
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Com’egli avea con seco immaginato,
Così l’immaginar seguì l’effetto;
E s’egli avesse a lingua domandato,
Non gli sarie sì ben venuto detto;
Perocch’e’ fu con Teseo allogato,
Nè fu dell’esser suo preso sospetto,
Nè domandato fu chi fosse o d’onde,
Così le cose gli andaron seconde.