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212 | LA TESEIDE |
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Stette Teseo con li venuti regi
Baldanzoso nel teatro eminente,
Col quale insieme gli baroni egregi
Furon, alquanto più umilemente;
E tutti gli altri popoli e collegi
Nel pian sedetton intentivamente,
Sicchè Teseo potessero udire,
Che ’n piè levato così prese a dire.
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Signori, i’ credo che ciascun sentito
Abbia perchè tra gli Teban quistione
Tale sia nata, ed ancora il partito
Che io die’ loro, e non senza ragione:
Però di ciò ch’han contro a me fallilo,
Nè della mia pietà qui far menzione
Più non intendo, nè di loro amore,
Non conosciuto da chi non l’ha in core.
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Ma certo quando loro in pace posi,
E nelle man di cento e cento diedi
L’amor di quella ond’eran sì bramosi,
Non mi credetti nè lance nè spiedi
Nè troppo ferri chiari o rugginosi,
Nè gran cavai nè grandi uomini a piedi
Dovesson terminar cotanto fuoco,
Ma esser ciò com’un palestral giuoco.