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LIBRO SETTIMO 213


5


E non credetti che tutta Lernea
     Sotto gli regi achivi si movesse
     Per sì poca di cosa: anzi credea
     Che ciaschedun de’ suoi vassalli avesse
     A terminar così fatta mislea,
     E che con brevi forze gli piacesse
     L’un contro l’altro questo amore avere,
     Lo qual mostra sia lor tanto in piacere.

6


Ma essi forse credendosi ch’io
     Non conoscessi loro esser potenti,
     Di mostrarlomi lor venne in disio;
     E voi han fatto qui con vostre genti
     Venire per pagar d’amore il fio,
     Per cui e’ son contro al dover ferventi:
     Ed io son ben contento che ci siate,
     E ch’essi abbiano lor forze mostrate.

7


Ma tuttavia la cosa ad altro segno
     Vi prego che mandiate, com’ diraggio:
     Qui non ha zuffa per acquistar regno,
     O per pigliar perduto ereditaggio:
     Qui non è tra costor mortale sdegno,
     Qui non si cerca di commesso oltraggio
     Vendetta: ma amore è la cagione,
     Com’è già detto, di cotal quistione.