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LIBRO SETTIMO | 219 |
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Ma pure Arcita ne’ templi di Marte,
Poscia ch’egli ebbe gli altri visitati,
E dati fuochi e incensi in ogni parte,
Si ritornò, e quegli illuminati
Più ch’altri assai e con più solenn’arte,
E di liquor sommissimi rorati,
Con cuor divoto tale orazïone
A Marte fece con gran divozione.
24
O forte Iddio, che ne’ regni nevosi
Bistonii servi le tue sacre case,
Ne’ luoghi al sol nemici e tenebrosi,
Delli tuoi ingegni piene, pe’ qua’ rase
D’ardir le fronti furo agli orgogliosi
Fi’ della Terra, allorchè ognun rimase
Di morte freddo in sul suol, per le prove
Fatte da te e dal tuo padre Giove;
25
Se per alto valor la mia etade,
E le mie forze meritan che io
De’ tuoi sia detto, per quella pietade
Ch’ebbe Nettuno, allor che con disio
Di Citerea usavi la biltade,
Rinchiuso da Vulcano, ad ogni Iddio
Fatto palese; umilmente ti prego
Che alli miei preghi tu non facci niego,