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236 | LA TESEIDE |
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E coronò di quercia cereale,
Fatta venire assai pietosamente,
Tututto il tempio, e ’l suo capo altrettale:
Poi fatto il grasso pin minutamente
Spezzare a’ servi, con misura eguale,
Sopra l’altare, molto reverente,
Due roghi fece di simil grossezza,
Nè ebbe l’un più che l’altro d’altezza.
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Quindi con pia man v’accese il foco,
E quel di vino e di latte innaffiato,
Per tre fiate temperò un poco:
E poi l’incenso prese, e seminato
Sopra di quello riempiè il loco
Di fummo assai soave in ogni lato:
E poi si fe’ più tortore recare,
E ’l sangue lor sopra ’l fuoco spruzzare.
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E molte bianche agnellette bidenti
Elatte al modo antico ed isvenate
Si fe’ recare avanti alle sue genti,
E tratti loro i cuori e le curate,
Ancor gli caldi spiriti battenti,
Sopra gli accesi fuochi l’ha posate:
E cominciò pietosa nell’aspetto
Così a dir come appresso fia detto: