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LIBRO SETTIMO | 241 |
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È già nel cielo tra gl’iddii fermato
Che tu sia sposa dell’un di costoro,
E Diana ne è lieta: ma celato
Poco ti fia qual debba esser di loro,
Se ben da te nel tempio fia mirato
Ciò che avverrà, non fuor di questo coro;
Però attenta in ver l’altar rimira,
E vedrai ciò che ’l tuo core disira.
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E questo detto, sonâr le saette
Della faretra di Dïana bella,
E l’arco per sè mossesi, nè stette
Più nulla lì di quelle, ma isnella
Ciascuna a’ boschi ginne onde venette:
Fremiro i cani, ed il corno di quella
Si sentì mormorar; laonde a’ segni
Emilia prese che i preghi eran degni.
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La giovinetta le lagrime spinse
Degli occhi belli, e dimorando attenta
Più verso il fuoco le luci sospinse,
Nè stette guari che l’una fu spenta,
Poi per sè si raccese, e l’altra tinse,
E tal divenne qual talor diventa
Quella del zolfo, e le punte menando
In qua e ’n là gìa forte mormorando.
bocc. la teseide | 16 |