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LIBRO SETTIMO | 251 |
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Qual per lo bosco il cinghiar rovinoso,
Poi ch’ha di dietro a sè sentiti i cani,
Le setole levate, ed ispumoso
Or qua or là per viottoli strani
Rugghiante va fuggendo furïoso,
Rami rompendo, e schiantando silvani;
Cotale entrò mirabilmente armato
Palemon quivi da ciascun mirato.
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Il qual col segno in man Panto seguia,
E dopo lui Minos fiero a guardare,
E co’ suoi Niso di dietro gli gía,
Poi Sarpedone ed Ida seguitare,
E Radamanto, appresso il qual venia
Evandro re potè ciascun mirare;
Encelado ed Ammeto vi si vede,
E dietro a tutti Ulisse e Diomede.
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E come già aveva fatto Arcita,
Così e Palemon co’ suoi si trasse,
E del teatro tenne una partita,
Solo aspettando che ’l segno sonasse:
Ma guardando Teseo la gente ardita,
Comandò che giammai non si trombasse
S’e’ nol dicesse; e lor fiso mirando
Ciascun per sè, e tututti lodando.