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322 | LA TESEIDE |
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E tutto ciò Palemone ascoltava,
Che con li suoi in abito dolente
Davanti al vincitor diritto stava
Senza alzar occhio, e nella trista mente
Ogni parola con doglia notava,
Immaginando che mai per niente
Pace daria a sè con isperanza,
Poichè perduta avea sua disianza.
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Teseo, per pace dare agli affannati
Re, si levò, e con sereno aspetto
Con cenni i mormorii ebbe chetati,
Che quivi eran per doglia o per diletto
Forse da molti fra sè susurrati,
E degli onor veduti e del dispetto;
E con piacevol voce il suo disire
Incominciò in cotal guisa a dire:
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Signori, e’ non è nuova la credenza,
La quale alcuni afferman che sia vera,
Cioè che la divina provvidenza
Quando creò il mondo con sincera
Vista conobbe il fin d’ogni semenza
Razïonale e bruta che ’n quell’era:
E con decreto eterno disse stesse
Quel che di ciò in sè veduto avesse.