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328 | LA TESEIDE |
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E però più alle amorose pene
Di te conforto non posso donare,
Nè ’l dei volere, nè a me si conviene,
Nè ben saria se io ’l volessi fare.
Ma le greche citta, che tutte piene
Son di bellezze assai più da lodare
Ched e’ non è la mia, darti potranno
Giusto ristoro all’amoroso danno:
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E te riporre in più lieto disio,
Che tu non fosti allor che ancor dubbioso
Istesti di dover divenir mio:
Dunque di te medesmo sie pietoso,
Che non intendo d’esser crudel’io;
Ma poichè se’ cavalier valoroso
Sotto il giudizio di me incappato,
Per me sarai in tal guisa dannato.
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Per me ti fia donata libertate,
Ed a tua posta lo stare ed il gire;
E per l’amor che per la mia beltate
Già di soperchio t’arse nel disire,
Questo anel porta, che spesse fïate
Forse di me ti farà sovvenire:
E pregoti, qualora ten sovviene,
Pensi d’amare un’altra donna bene.